ARCHIVIO / Pietro Villa. Lo sguardo remoto, l'opera incisa di Pietro Villa
25 novembre 2010 - 6 gennaio 2011
Si è svolta a Palazzo del Monferrato la mostra dell'artista alessandrino Pietro Villa, intitolata “Lo sguardo remoto, l'opera incisa di Pietro Villa”.
Un omaggio del Palazzo della cultura alessandrina ad un artista che ha ricoperto un ruolo di livello alto nel panorama culturale del '900, secolo che lo ha visto protagonista con il proprio estro e con le proprie vicende personali (era nato a Pecetto alessandrino nel 1920 e scomparso in Alessandria nel 2001).
Schivo rispetto alle tendenze modaiole, e rispetto alle “mostre personali” a raffica, è stato un artista che ha interpretato “i posti” nei quali ha vissuto. La sua strada solitaria ne ha fatto un “testimone” riservato e sensibile di un microcosmo identificabile nelle colline che circondano Vignale, sua patria di elezione.
Un testimone, della vita di “provincia”: e si intenda con questo termine una prospettiva esistenziale e culturale alternativa all’aggressività vorace del postmoderno. Tra la natura e l’uomo esiste un terreno di scambio reciproco, è questo il pensiero proiettato nell'opera di villa che prende forma su lastre di rame e zinco; è l’interrogarsi di fronte allo spettacolo muto e severo della natura e la struggente memoria di luoghi e storie a lungo amati e frequentati.
I paesaggi, pampini di viti bruciati dal sole, processioni di nubi, silenziose cascine sulle creste collinari: la sua intensa e longeva attività si è concentrata dunque sull’epica tranquilla delle terre monferrine. Tra i motivi più noti della sua opera vi sono senza dubbio le vigne del Monferrato, catturate fin nei minimi dettagli: le “topie” e i filari attraversati dalla luce filtrante del giorno; tracciati regolari e sinuosi, come rughe che scorrono sulle balze collinari per andare a disperdersi all’orizzonte.
Numerosi sarebbero gli esempi da citare, accanto a veri e propri capolavori come Viti collina e case e La topia d’Ugo (controluce): quest’ultima incisione sancisce un vero e proprio trionfo della luce, riducendo il pergolato a una nera, scheletrica cortina immersa in una luce accecante.
La luce è spesso dominante nelle sculture di Villa, memorabili le distese assolate delle colline, le mura delle cascine accecate dal meriggio immobile, i filari tagliati diagonalmente dalle ombre. Memorabili restano i numerosi capolavori che ha dedicato ai dintorni familiari delle Cascine Corona, alle vedute di Camagna e della sua cupola Antonelliana, alle case disperse nel silenzio delle colline.