Gio’ Pomodoro. Il Percorso di uno scultore: 1954-2001 - Palazzo del Monferrato

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ARCHIVIO / Gio’ Pomodoro. Il Percorso di uno scultore: 1954-2001

7 dicembre 2011 - 30 aprile 2012


La manifestazione è stata promossa dalla società Palazzo del Governatore, in collaborazione con Palazzo del Monferrato, società che ha come soci la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, la Provincia di Alessandria, la Camera di Commercio e i Comuni di Alessandria, Acqui Terme, Novi Ligure, Tortona, Casale Monferrato e Valenza. Contribuisce in maniera significativa – nella sezione dedicata alle opere di oreficeria create dal maestro marchigiano - il Museo Gori e Zucchi della UNOAERRE di Arezzo, che ha prestato un cospicuo numero fra le 45 preziose ed uniche sculture-gioiello esposte nella sede dell’oratorio di San Bartolomeo a Valenza.
La rassegna è stata curata dal Professor Marco Meneguzzo e da Giuliana Godio di Arte Futura.
Testi in catalogo di Marco Meneguzzo, Giuliano Centrodi, Maria Luisa Caffarelli, Giuliana Godio e Bruto Pomodoro.

Questa straordinaria manifestazione si propone altresì come percorso attraverso le eccellenze del territorio. Ognuna delle sedi espositive è già di per sé un luogo di interesse storico-artistico, così come ognuna delle città offre giacimenti eno-gastronomici d’eccellenza. Si è potuto compiere dunque, attraverso il circuito dell’antologica dedicata a Gio’ Pomodoro, un viaggio completo nel segno del più piacevole dei percorsi turistico-culturali. Ed è proprio così che si vuole intendere questa manifestazione, un omaggio a coloro che amano cogliere le essenze dell’arte e della cultura e le uniscono alle tradizioni di un territorio per coglierne l’essenza.

Il viaggio inizia dalla Città di Alessandria dove a Palazzo del Monferrato, edificio caratterizzato da una solenne compostezza architettonica data dal connubio fra Barocco ed Espressionismo, ha visto esposte, oltre all’opera monumentale Grande Ghibellina, 12 sculture in bronzo, marmo e pietra oltre ad una importante serie di acquerelli.  Nella Galleria Carlo Carrà di Palazzo Guasco, aristocratico edificio di impianto settecentesco del casato dei Marchesi Galiarati di Solero, sono stati esposti i Luoghi di Gio’ Pomodoro, 5 studi per opere monumentali di progettazione urbanistica e le relative di tavole progettuali su carta. A Palazzo Cuttica, che in epoca napoleonica fu residenza dei Generali Chasseloup e Despinois e sede della Prefettura di Marengo, oggi  sede del Museo Civico, hanno trovato spazio 9 opere plastiche di piccole e medie dimensioni e 10 importanti lavori su carta, oltre alla monumentale scultura in bronzo Sole deposto installata all’ingresso dell’androne del palazzo. Nel cortile della sede della Camera di Commercio è stato posizionato l’imponente bronzo Colloquio col figlio.

Novi Ligure ha ospitato due percorsi tematici fra i cicli più importanti di Gio’ Pomodoro: le opere della serie “Tensioni”  e i “Soli”. In mostra 40 opere: 23 sculture e 17 acquerelli. La sede è quella del Museo dei Campionissimi, un sito che raccoglie e racconta una delle pagine più belle e coinvolgenti della storia recente del nostro paese, e rende omaggio agli eroi del pedale: Costante Girardengo e Fausto Coppi.
A Valenza, città nota in tutto il mondo per la storica tradizione orafa, negli spazi dell’Oratorio di San Bartolomeo, la chiesa più antica della città, sono stati esposti  45 preziosi  gioielli-scultura dell’artista, già precedentemente ammirati in prestigiose sedi internazionali.
Nell’affascinante dimora padronale di Villa Ottolenghi, ad Acqui Terme, caratterizzata dalla presenza di importanti opere architettoniche (Marcello Piacentini e Pietro Porcinai) e artistiche (Arturo Martini, Fortunato Depero e Venanzo Crocetti), è stato esposto un nucleo di 13 opere, fra sculture e acquerelli, oltre alla grande statua in bronzo intitolata Due, che si staglia sullo sfondo del meraviglioso parco della villa, ora di proprietà della Famiglia Invernizzi.
Sede del Museo Archeologico e delle Civiche Raccolte Artistiche è il Palazzo Guidobono di Tortona: la facciata di ispirazione gotica tradisce l’originario impianto settecentesco ma gli interni, caratterizzati da importanti decori, rendono questo palazzo nobiliare un luogo davvero suggestivo per ospitare – oltre ai  bronzi e ai marmi – i grandi acquerelli di 2 metri per 2 di Gio’ Pomodoro.

Sede del Museo Archeologico e delle Civiche Raccolte Artistiche è il Palazzo Guidobono di Tortona: la facciata di ispirazione gotica tradisce l’originario impianto settecentesco ma gli interni, caratterizzati da importanti decori, rendono questo palazzo nobiliare un luogo davvero suggestivo per ospitare – oltre ai  bronzi e ai marmi – i grandi acquerelli di 2 metri per 2 di Gio’ Pomodoro.
Ulteriore tappa del circuito è Casale Monferrato, dove, sotto le volte del loggiato di Palazzo Magnocavalli è stato ospitato per tutto il periodo della manifestazione la grande opera in bronzo lucido Folla .
Gio’ Pomodoro, l’umanista. La sintesi della mostra, che trova spazio e si traduce in un vero e proprio museo diffuso sul territorio nella Provincia di Alessandria, percorso esaustivo nell’opera del grande protagonista della scultura italiana, si ritrova nelle parole del curatore Marco Meneguzzo: Come artista, Gio’ Pomodoro, si è sempre mosso tra gli assoluti che insieme definiscono la categoria dell’”umano”: lo spazio e la storia. La scultura è la disciplina linguistica che secondo lui può incarnare meglio il senso dell’assoluto. E’ per questo che è diventato scultore.
Ritornare ai fondamentali è sempre stata la necessità della scultura di Gio’, mentre restare nei fondamentali è sempre stata la sua aspirazione. Qual è l’essenza della sua sperimentazione? Sperimentare il basso e bassissimo rilievo, la scultura come pannello, come superficie, esplorare i confini del territorio plastico, provare a forzare i limiti della scultura, imposti non tanto dalle sue qualità intrinseche, quanto da una tradizione scivolata prima nella consuetudine, poi purtroppo nell’abitudine. Le prime Superfici in tensione, sono dedicate a questa esplorazione, e si affiancano ad altre esperienze plastiche italiane simili (come quelle di Umberto Milani, di Francesco Somaini, di Emilio Scanavino, dei pannelli ceramici di Franco Meneguzzo, e soprattutto di Pietro Consagra, oltre naturalmente a quelle del fratello Arnaldo), che denotano l’esistenza di un’atmosfera di ricerca plastica di allora, lontana sia dalla figurazione in tutte le sue accezioni, sia dagli eccessi razionalistici e iperprogettuali del concretismo alla Max Bill o alla Bruno Munari.
Le  “tensioni” sono il punto di svolta sia nei confronti della materia sia dello spazio; qual è il rapporto fra Gio’ e il suo concetto di scultura? Le tensioni furono salutate come qualcosa di eccezionalmente nuovo, cui contribuì certamente tutto il processo ideativo e realizzativo che Gio’ aveva escogitato. Esse sono l’acme, la sintesi di ciò che era stata la sua ricerca, e di ciò che diventerà il suo sviluppo nei successivi quarant’anni. Qui la materia cede il passo allo spazio, e questo è il primo passo estremamente significativo, perché si definisce una priorità all’interno di quella triade altrimenti indistinta costituita dal tradizionale rapporto tra materia, spazio e forma.
In altre parole, l’aver compreso una volta per tutte come trattare lo spazio, quale priorità attribuire agli elementi fondamentali della sua scultura, gli ha dato la forza e la fiducia per poter inserire nuovamente nel linguaggio plastico quegli elementi narrativi che aveva rifuggito solo qualche anno prima: risolto il problema del rinnovamento linguistico, eliminato il repertorio vetusto della statuaria, affermata ormai la forma e la formula aniconica anche per la scultura, non era più necessario allontanare dalla disciplina plastica quel versante simbolico-narrativo che comunque poteva essere parte sostanziale della scultura, come lo era stato nei secoli passati.
Gio’ Pomodoro definisce lo spazio attribuendogli delle misure e  costellandolo di simboli antichi e perduranti. Percorre l’universo, ce lo rende conoscibile e addirittura familiare, come quando i pastori di Piranesi passeggiavano per le rovine dell’antica Roma, tra colonne e vestigia affioranti. E’ l’umanesimo, il romanticismo di un razionalista passato attraverso la Modernità, che ci consegna misure apparentemente arcane ma decifrabili, per metterci in contatto con l’universo, ma soprattutto con tutti gli uomini che quell’universo hanno costruito. Conclude Marco Meneguzzo rimandando il lettore all’ampio suo saggio nel catalogo della mostra.

Note Biografiche
Gio’ Pomodoro (1930-2002)
Nato nel 1930 a Orciano di Pesaro, nel 1954 si trasferisce a Milano con la famiglia. Nel 1956, alla Biennale di Venezia, espone una serie di argenti dedicati a Ezra Pound e nel 1959 presenta Fluidità contrapposta a Kassel e le prime superfici in tensione a Parigi, dove vince il premio per la scultura della Prima Biennale dei Giovani Artisti.
Nel 1964 la Tate Gallery di Londra acquista l’opera One del 1960. Successivamente la Grande Ghibellina del 1965 in marmo bianco viene acquisita dalla Collezione Nelson Rockefeller.
In questo periodo inizia i Radiali e lavora ai Quadrati. Dopo due soggiorni negli Stati Uniti, nel 1967 esegue Black Liberator ed espone a New York, prima alla Galleria Marlborough, poi alla Martha Jackson, dove nel 1971 presenta i Contatti.
Dal 1970, nello studio versiliese di Querceta, realizza opere di grandi dimensioni, in pietra, marmo e bronzo. Nel 1972 inizia i cicli degli Archi e del Sole Produttore – Comune Raccolto. Nel 1974 si tiene a Ravenna la sua prima mostra antologica, seguita, nel 1976, da due importanti personali a Bruxelles e Prato. Nel 1977 realizza ad Ales, in Sardegna, l’opera pubblica dedicata a Gramsci Piano d’Uso Collettivo. Due anni dopo, a Francoforte, inaugura Teatro del Sole – 21 Giugno, Solstizio d’Estate, una piazza-fontana dedicata a Goethe. Nel 1980 espone a Verona una delle sculture più significative, Luogo di Misure.
A queste opere seguono, negli anni, molti altri lavori creati per spazi pubblici: il complesso architettonico Ponte dei Martiri – omaggio alla Resistenza a Ravenna (1980), Sole-Luna-Albero a Monza (1982), Spirale ’82 nell’aeroporto milanese di Malpensa (1982), Sole Aerospazio a Torino (1989), il complesso monumentale Luogo dei Quattro Punti Cardinali nel Parco di Taino (1991), Spirale per Galileo Galilei a Padova (1992), Scala solare – omaggio a Keplero a Tel Aviv (1993), Sole per Galileo Galilei a Firenze (1997), Sole – agli Italiani nel mondo a Genova (2001) e Vela a Sestri Levante (2003).
Parallela e ininterrotta continua anche l’attività espositiva: a Pisa nel 1984, a Lugano nel 1985, alla Rotonda della Besana di Milano nel 1987, alla Fondazione Veranneman in Belgio nel 1991, allo Yorkshire Sculpture Park e all’Accademia Italiana a Londra nel 1995, a Palazzo Vecchio a Firenze nel 1996, alla Biennale del Cairo, come ospite d’onore, nel 1998.
Nel 2002 è il primo italiano a ricevere il Lifetime Achievement Award in Contemporary Sculpture. L’artista muore a Milano nel dicembre dello stesso anno.
Nel 2003 si tiene la prima mostra postuma alla Fondazione Ragghianti di Lucca e nel 2004 l’Auditorium Parco della Musica di Roma ospita una mostra dedicata alla scultura e alla scenografia dell’artista.
Nel giugno 2004 gli Eredi Pomodoro donano al Comune di Forte dei Marmi la scultura La Figlia del Sole, mentre si inaugura la mostra Gio’ Pomodoro. La Figlia del Sole – Un percorso espositivo per Forte dei Marmi. Sempre nel giugno 2004, a Orciano di Pesaro, luogo natale dell’artista, si inaugura la piazza Gio’ Pomodoro da lui progettata nel 1986.
Il 1° maggio 2005 a Carbonia, in Sardegna, viene presentata la scultura monumentale Frammento di Vuoto nella rinnovata piazza Roma e nel gennaio 2007 la Galleria Berman di Torino ospita la mostra Gio’ Pomodoro – Acquerelli e sculture.
A Pesaro, nel febbraio 2008, si inaugura presso la Galleria Mancini la mostra Per amore e nostalgia in occasione del restauro della grande Superficie in tensione realizzata dall’artista per il cinema Duse fra il 1958 e il 1959.
A cura di Flaminio Gualdoni si apre, nel giugno del 2010 a Varese, la personale Gio’ Pomodoro che inizia il ciclo Scultori a Villa Recalcati. Contemporaneamente al Centro dell’Olmo di Taino (Varese) sono esposti i progetti originali del Luogo dei Quattro Punti Cardinali e fotografie di Gianni Berengo Gardin.

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